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Il pettegolezzo e le maldicenze: l’approccio del Coaching

Il pettegolezzo è vecchio quanto l’uomo

Di pettegolezzi e storie fantastiche ne ho sentite tante nel corso della mia esperienza lavorativa e ne ho vissute e subite anche in prima persona.

Senza andar lontano con i ricordi, non molto tempo fa sono venuta a conoscenza di una chiacchiera di cattivo gusto che riguardava me in prima persona e che mi è sembrata palesemente inverosimile quanto avvincente e popolare.

Di fronte alla diffamazione ci sono solo due possibilità: non reagire, continuare con l’eleganza del silenzio e lasciar che “le comari” abbiamo modo di divertirsi, oppure andare di qua e di là ad argomentare la nostra estraneità ai fatti e manifestare risentimento.

Credo che non esista una strada giusta. Dipende da che cosa è giusto per noi.

E’giusto consentire alle persone di invadere la nostra serenità e condizionare il nostro stato d’animo?

Nei giorni scorsi ho lavorato con team di persone ed ho avuto l’opportunità di chiedere loro se e come avessero mai vissuto esperienze di questo tipo.

Il senso di frustrazione per non aver controbattuto con forza è stata la risposta preponderante.

Hanno cioè atteso che il tempo ponesse una pezza e che “le comari” annoiate si procurassero un’altra vittima per le chiacchiere del caffè del pomeriggio.

In effetti, quando non troviamo spiegazioni razionali sul nostro coinvolgimento, la prima domanda che ci poniamo è:

cosa ho fatto? perché io?

Ecco, queste sono le domande velenose che la nostra mente si fa quando ci sentiamo impotenti, quando cerchiamo di trovare una motivazione alle malignità che nella maggior parte dei casi non hanno spiegazione.

Quando inconsapevolmente ricerchiamo in noi una colpa per qualcosa che abbiamo invece subìto.

E’ lo stesso senso di colpa che vivono le persone che subiscono violenza. La maldicenza è una forma subdola di violenza!

Non siamo responsabili delle congetture e delle illazioni e non a tutto c’è una spiegazione.

Qualsiasi sia il motivo che spinge una persona a costruire su di noi una cattiveria, è sbagliato cercare in noi la causa.

Chiediamoci piuttosto se è giusto che questi pensieri disturbanti influenzino il nostro stato emotivo.

Possiamo scegliere di affrontare la questione da un punto di vista giudiziario, quando riteniamo che il pettegolezzo sia lesivo della nostra dignità e integrità, oppure possiamo riflettere sul significato che diamo agli accadimenti e sull’esagerato peso che diamo al giudizio degli altri.

Dieci, cento mille “comari” annoiate non potranno farci tanto male quanto noi possiamo farne a noi stessi.

Per affrontare e superare questi pensieri, secondo un approccio coaching, possiamo concentrarci e immaginare noi stessi fra molti anni, anziani sereni e saggi.

  • Cosa avremo da dirci in merito a queste situazioni?
  • Quale peso fra trent’anni daremo a queste vicende? 

E poi…vediamo il lato positivo: è una bella opportunità per fare un po’ di pulizia dell’ambiente che ci circonda, per consolidare i rapporti di amicizia, per organizzare una gita rilassante con chi amiamo o per farci un regalo.

Impariamo a volerci bene e continuiamo a vivere come se nulla fosse accaduto perché in realtà, a noi, nulla è accaduto. Non accolliamoci mai la responsabilità di qualcosa di cui non siamo responsabili.

La verità è un seme che ha bisogno di tempo e pazienza per farsi albero.

Nel frattempo, innaffiate quel seme di bei pensieri, serenità e gentilezza.

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