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Coerenti o Autentici?

Meglio coerenti ma insoddisfatti o autentici e felici?

Ho ritrovato questa foto e mi sono rivista 15 anni fa, con uno sguardo apparentemente fiero e sicuro quando in realtà, lo ricordo molto bene, era segnato da ricorrenti pensieri e profonda sofferenza.

In quel periodo ho cominciato ad avere i primi pesanti segnali che le cose non mi piacevano per nulla. Sentivo di esser circondata da persone che mi davano più fastidio che piacere.

Il mio appagante lavoro mi stava stretto. Avvertivo, a 35 anni, che la strada che stavo percorrendo probabilmente non era quella che mi avrebbe reso felice e soddisfatta.

Una domanda mi perseguitava:

dove mi porterà questa insoddisfazione?

Ho cominciato a pensare cha la maggior parte delle scelte che avevo fatto, fino a quel momento, non mi avevano portato dove sarei voluta essere.

Le vedevo sbagliate, o meglio forzate, non fatte totalmente “liberamente”.

Ho cominciato a rendermi conto che la maggior parte delle mie decisioni erano condizionate dall’idea che non avrei dovuto disattendere le aspettative e l’immagine che gli altri (pensavo) si erano fatti di me:  intraprendente, professionale e con le idee chiare.

Che messaggio avrei trasmesso, cambiando radicalmente strada, lavoro, ruolo, casa, amici?
Cosa avrebbero pensato tutti intorno a me?

Il pensiero che maggiormente mi bloccava era poter dare l’impressione di essere stata incoerente per tutto quel tempo e apparire fragile, insicura, indecisa, anche poco seria.

 

Questa sensazione è durata anni. La consapevolezza è arrivata solo intorno ai 42 anni quando ho compreso, con l’aiuto di un coach, che l’unica strada percorribile sarebbe stata mettersi in discussione e cambiare radicalmente.

Quei sette anni sono stati terribili, devastanti nel corpo e nello spirito. Ho combattuto una battaglia emotiva con me stessa, con le armi spuntate, con la paura di aver sbagliato tutto, con la paura di non poter mai cambiare percorso.. ormai, mi dicevo.

Ero ancorata ad un ruolo sociale, morale, professionale che mi sembrava di non poter abbandonare, pena un negativo “giudizio universale” di mancata coerenza.

Oggi penso, senza il minimo dubbio, che ognuno di noi abbia il diritto di cambiare idea, strada, opinione, progetto ogni volta che lo ritenga necessario per il proprio benessere.

 

Sono abbastanza convinta che la maggior parte degli errori, nel momento in cui si prende una decisione importante, siano influenzati e condizionati da questa “malsana” convinzione di dover mantenere condizioni e situazioni di insoddisfazione e fastidio, solo per evitare di  apparire poco coerenti con le scelte passate.

Esiste una parola molto bella e più profonda che oggi riconosco fra i miei valori cardine: l’Autenticità.

Quando sei autentico e manifesti esattamente chi sei e ciò che senti, non puoi sentirti incoerente.

Nel mio lavoro, durante i percorsi di coaching, incontro tanti clienti intrappolati dall’esigenza di mantenere una coerenza con l’immagine che si sono costruiti negli anni, più o meno inconsapevolmente, e che in alcuni casi è causa di forte insoddisfazione e crea una montagna di convinzioni limitanti.

 

Se hai letto fino a qui vuol dire che questo argomento ti ha coinvolto e forse ti sei riconosciuto/a.

Mi piacerebbe sapere cosa hai intenzione di fare ora.

Ti mantieni coerente e insoddisfatto? o scegli di metterti in discussione e cercare la tua strada verso l’autenticità?

Anna

Commenti

  • gianluca

    28 Aprile 2023

    Grazie Anna Melas per la riflessione.

    Quando impari la tua autenticità impari ad essere coerente con te stesso e, felice per te stesso.

    Si é sempre in equilibrio e non bisogna mai pensare di aver raggiunto un punto di non ritorno a causa delle convinzioni sociali, della società in genere, dell’educazione ricevuta. Questi elementi son sempre lì che ti condizionano costantemente, a tua (in)saputa.

    Ora .. continuo la dieta di mantenimento della mia coerenza e della felicità.

  • Ignazio

    29 Aprile 2023

    Ho sempre visto l’imperfezione come autenticità e la vulnerabilità come forza. Non esiste forza culturale più potente della trasparenza attiva.

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