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Coaching e pessimismo

Sono ciò che penso. I nostri pensieri guidano il nostro operato.

Martin Seligman nel suo Imparare l’ottimismo spiega che il nostro modo di reagire alle situazioni avverse o problematiche è determinato dal modo in cui guardiamo le cose e attribuiamo una spiegazione agli eventi che ci capitano. E’ dunque il modo di guardare la vita e i suoi accadimenti a distinguere gli ottimisti dai pessimisti.

Seligman individua nel pensiero ottimista un ingrediente del successo e del benessere psicologico e fisico. Gli ottimisti vivono più a lungo, si ammalano di meno, affrontano le decisioni con meno stress e hanno rapporti sociali più soddisfacenti.

Le abitudini di pensieri consci volti al pessimismo, che si formano nel corso della vita, generano invece una sorta di  “ruminazione”  mentale continua, che spinge la persona a sentirsi impotente e senza controllo personale sugli eventi (tanto non ci posso far niente, capitano tutte a me, sono sfortunato).

 

La conseguenza del pensiero pessimista genera assenza di speranza ed una visione del futuro senza obiettivi, in balia degli accadimenti.

Il pessimista non ha fiducia nelle sue capacità.

  • ritiene che gli accadimenti siano scatenati solo dalla sua condotta negativa (“E’ tutta colpa mia”)
  • proietta la situazione negativa nel futuro in una condizione di permanenza (“Durerà per sempre”)
  • vede la situazione negativa in termini di pervasività (“Questa situazione sta mettendo a repentaglio la mia vita”).

La cosa più importante da chiedersi è 

posso cambiare il mio modo di rapportarmi agli eventi e cambiare il mio pensiero da pessimista ad ottimista?”

Seligman contribuisce a dare un’impronta fondamentale alla psicologia contemporanea. Sottolinea infatti l’esigenza che la psicologia non si occupi solamente delle patologie depressive e del paziente malato, ma di tutte le persone sane che vivono e si confrontano in questa società per contribuire al loro benessere psicologico e al raggiungimento della felicità.   

Le tesi di Seligman sono molto importanti in una relazione di Coaching.

Il modo in cui le persone interpretano le loro esperienze ha un impatto significativo sui loro sentimenti, sulle azioni, sul loro modo di rapportarsi con le persone, in amore, in famiglia, nel lavoro.

Se  un individuo giudica una situazione pericolosa, proverà ansia e cercherà di fuggire o evitare la situazione.

Ugualmente, se una persona pensa che i suoi problemi siano senza speranza, difficilmente proverà ad attuare comportamenti volti alla soluzione. 

Questi pensieri che producono sofferenza psicologica, chiamati “pensieri automatici”, ricorrono spesso senza consapevolezza e quindi sono raramente controllati e gestiti dal soggetto.

In un percorso di coaching il cliente pessimista porta alla luce autonomamente alcune sue disfunzionalità nella percezione della realtà.

La possibilità, dunque, di intervenire sul proprio modo di percepire la realtà da parte del soggetto pessimista è il contributo sostanziale a supporto del coaching per trasformare la visione del cliente, i suoi pensieri sul futuro e il modo di essere pro-attivo. 

Il coaching contribuisce ad innescare un meccanismo di variazione dello “stile esplicativo” da pessimista in uno ottimista.

Noi possiamo cambiare il nostro modo di pensare e dunque il nostro agire.

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